mercoledì 1 febbraio 2012

Una città bellissima

6. Inizia lo spettacolo

Giovedì 26 agosto, la sera. La settimana dei buskers: i musicisti di strada che riempiono piazze e vie del centro dalle 18 alle 24. Negli ultimi anni si contano circa 800.000 persone che vengono ad ascoltare la loro musica. È buona musica ed è una festa. Si ascolta di tutto: dalle polifonie medioevali a Elvis. Accanto ai buskers, mimi, giocolieri, ballerini, cartomanti, lettori dell'iride e del lobo dell'orecchio, pittori, caricaturisti. Tutt'intorno banchi di birra alla spina, piadine e panini. I ristoranti pieni, i bar pure. La maggior parte dei negozi chiusi, come d'abitudine.
        Sono le 21.30: un giro in bicicletta, in mezzo a molte  persone. Ad ascoltare i musicisti, guardare il pubblico. Soprattutto ritrovare la città, dopo le ferie. Assaporarla con calma: verso San Francesco, Via della Paglia, Porta San Pietro: per entrare in centro dal sottomura Sud, dove è organizzato il Busker Garden: una sorta di spazio autogestito dai suonatori. Quando arrivo in San Pietro mi viene in mente che forse è finita la nuova illuminazione del quadrilatero del castrum bizantino: tra Saraceno, Carlo Mayr, Via Belfiore e Volta Casotto.  Torno indietro: c'è un cartello che spiega cosa è stato fatto. Ma non può descrivere la luce nuova, calda, non invasiva che illumina quelle strade: i ciotoli ben riallineati, i marciapiedi nuovi. La serata è quasi fresca. Il cielo è limpido: c'è un rimasuglio di azzurro scuro che contrasta con il giallo tenue delle lampade e il rosso dei muri e dei tetti, in alto. Nessuno in giro, in questa zona: i suoni e le voci che filtrano dalle finestre animano gli spazi. Oltre i tetti ritmi di musica slava: i buskers sono invitanti: quest'anno il paese ospite è la repubblica Ceca. Ma vale la pena aspettare ancora: fare il giro largo. L'area tra San Pietro e Gioco del Pallone è una delle più intatte del centro storico. Ci porto sempre i miei amici di altre città. E il momento migliore per fargliela vedere è quando comincia a far buio. Non conta la stagione. I profumi estivi e le foschie autunnali vanno bene entrambi: rafforzano quella sospensione particolare del tempo. Noi amiamo le nebbie più dense perché fanno più intimo, quasi personale, ogni angolo di strada. Gli amici del Sud ne restano spaesati.
        Torno verso XX Settembre: poi la facoltà di Architettura a palazzo Tassoni e la vecchia porta San Pietro. Che abbiamo riaperto, dopo 400 anni. Ci sono ragazzi che scendono a piedi dalle mura; altri che imboccano in bici la pista a destra, verso il Busker Garden. Sotto il bastione una lezione di ballo: il maestro che dà i comandi, molte coppie ma niente musica: "uno, due, tre, girala (e lei fa una piroetta sotto il braccio di lui), quattro, cinque, sei, dille di no (mi pare di capire). Ancora: unduetrè, girala; quattrocinquesei, dille di no". Tutti si muovono a tempo. Mi viene in mente quel film in cui due giocano a tennis senza racchetta e senza pallina e l'osservatore che li guarda ne sente lo stesso il suono.
        Seguo la ciclabile dentro il Busker Garden. Ragazzi seduti sul prato che suonano fra loro: a sinistra. Altri vicino ai banchi dove hanno esposto fazzoletti, borse, candele, fermagli. Si sentono brani musicali registrati, ma il palcoscenico è ancora vuoto. Il ristorante di fronte al palco è pieno di gente che mangia cappellacci ripieni di zucca. Molta tranquillità: aria di una festa che deve ancora cominciare. Persino troppo silenzio: e il suono dei busker attutito, al di là delle mura: chitarre elettriche, una tromba. Continuo lungo il sottomura.
        Porta Paola restaurata: approfitto per girarle intorno. Mi hanno detto che le piante messe nel varco di Porta Reno non sono state annaffiate. Provo a guardare: la terra è secca, ma adesso hanno posato un tubo per l'irrigazione.
        La porta è davvero bella: il marmo bianco con inciso il nome di Paolo V, il selciato nuovo, lo scavo davanti all'ingresso, le luci dal basso, la passerella di vetro. I lavori sono stati sospesi per qualche mese perché scavando davanti alla porta è stata trovata una barca medioevale ben conservata. Niente di speciale, ma una delle due barche medioevali che ci sono in Italia (mi ha detto l'archeologa), contro le tante barche romane: buffa cosa.
        Decine di persone a piedi escono dal parcheggio Kennedy e vanno verso il Duomo. Dall'altro lato della porta, all'ingresso di Piazza Travaglio una coda di auto con i motori accesi: qualcuno tenta ancora di entrare con l'auto in centro, dove ormai si fatica a camminare a piedi. Nel parcheggio molte auto di altre città. Gli accenti che si sentono per strada sono delle zone della via Emilia e del Veneto.
        Proseguo verso i parcheggi a Sud: ex Pisa, Cavalli. Tutti molto pieni, con gente che si incammina a piedi nel sottomura cercando un varco per entrare in città. Torno verso Ripagrande e le stradine che portano in Garibaldi all'altezza del vecchio tribunale. Anche questo pezzo della vecchia città lineare (che si affacciava sul fiume) è un bell'esempio di restauro. Questa volta soprattutto privato. Ci sono piazzette e strade risistemate: portoni che lasciano intravvedere cortili con archi intonacati e ridipinti di fresco con colori caldi. Molto mattone a vista. Dai giardini interni si sente il profumo dei fiori notturni. Nuovi ristoranti negli angoli delle strade e nuovi alberghi: piccoli ed eleganti. L'odore di pesce fritto attrae la gente verso Piazza San Niccolò. Diversi gruppi di persone assistono agli spettacoli: un complesso che suona pezzi sud americani, una ritrattista, un giocoliere. Il palazzo del vecchio tribunale è bianco come marmo sotto le luci più forti di Via Garibaldi. Davanti al portone si esibisce un gruppo di 4 ottoni. La gente gli sta attorno e si muove al loro ritmo. Il nuovo tribunale si è trasferito in Borgo Leoni, nel convento dove prima c'era il Liceo Ariosto e dove ho passato 5 anni della mia vita. Anche il parcheggio di Piazza Sacrati è pieno: anche questa sarebbe giusto farla diventare una bella piazza piena di persone e vuota di auto. Ma non sarà facile.
        Passo a lato della chiesa di San Domenico verso Piazza della Repubblica. Dietro le reti del cantiere si vedono i lavori di rifacimento, ancora in corso. Via della Luna, Via Frizzi e poi Largo Castello. Diversi gruppi di musicisti: tutti fanno il loro spettacolo senza disturbarsi troppo. Un flauto, una tastiera e un violoncello suonano Villa Lobos (mi pare). Vicino all'abside di San Giuliano un gruppo fa cabaret con vestiti quasi da clown. Suonano e fanno gag in tedesco: tutti ridono lo stesso.
        Dalla parte dei giardini, il palazzo illuminato della ex Borsa, restaurato da poco. La sua piazza interna ospita un mercatino di dischi e Cd. Davanti alla porta c'è un assaggio di vino. Viale Cavour e Giovecca sono pieni di gruppi di persone che circondano gli artisti di strada. Si fatica a passare anche con la bicicletta portata a mano. Suoni di ottoni e batterie: rock americano anni '60, tipo "dancing days". Torno verso Piazza Castello e Piazza Savonarola. Mimi, mangiafuoco, quelli che intrecciano palloncini: molti bambini col cappello a punta, stile Harry Potter. Banchi che vendono birra (in bicchieri di plastica per sicurezza). Prendo Corso Martiri e mi fermo ad ascoltare i concerti senza riuscire a vedere chi suona per la tanta gente assiepata. Qui non ci sono proprio negozi aperti: peccato. Il sagrato del Duomo è una piccola arena incavata e piena di gente. Per domani è atteso Branduardi: anche lui suonerà per strada come gli altri. Mi muovo verso la Piazza del Listone ma non riesco a passare. Anche dall'altra parte, sotto il Volto del cavallo non si può procedere se non  a fatica. Intravedo da lontano le persone e le bancarelle dei libri in Piazza Municipale. Il mio sta diventando un viaggio alla periferia dei buskers più che tra i buskers. Domani lo rifarò a piedi, nel pomeriggio.
        Taglio per la galleria Matteotti: Via San Romano è inavvicinabile. Da Via Ragno torno in Porta Reno. Un signore dall'accento romagnolo dice ai suoi amici: "questa città ha un fascino... ha un fascino... davvero speciale". Ha ragione: i muri, le chiese che sembrano quinte. Le piazze prosceni. Una lunga sequenza di spazi teatrali: ma veri. Abitati.
        Ancora gruppi che suonano in Porta Reno. Chitarre: una voce che canta come Ligabue.  E una ragazza che balla: altissima e sottile, sui trampoli. Banchi di mercato aperti in Piazza Travaglio. Ancora gente a piedi che entra in città a gruppi, da Porta Paola. Riprendo la ciclabile sotto le mura. Attraverso di nuovo il Busker Garden che si è un po' animato. Proseguo oltre Porta San Pietro verso San Giorgio. È buio. Vedo ombre di persone che camminano in direzione opposta alla mia e tende. Molte tende: quasi un campeggio tutt'attorno alla ciclabile. Panni stesi, fornelli: qualcuno che riordina le sue cose. Servizi igienici. Sembra impossibile che tante persone vivano qui da giorni senza creare problemi. Se si pensa al numero di artisti, operatori e spettatori, i Buskers sono un esempio miracoloso di ordine e senso civico. Chi si lamenta non ha mai visto una festa popolare in Germania o in Francia.
        Arrivato a  San Giorgio rientro a sinistra verso Via Scandiana e Palazzo Schifanoia. Anche qui auto parcheggiate e persone che camminano verso il centro e verso i suoni che si sentono ancor più ovattati. Anche qui odori di piante fiorite che arrivano dai cortili interni. Una ragazza mi saluta chiamandomi per nome. Mi fa piacere.
        Via Borgo di Sotto (già "Strada della morte", come dice la targa) e Via Campo Franco che non si può non percorrere lentamente, a piedi. Non c'è nessuno: non c'è mai nessuno in questa stradina, nemmeno di giorno. La luce è bassa: i buskers adesso sembrano scomparsi. La facciata del convento, il muro alto di fronte. I rifacimenti anche recenti non toccano il fascino di questo luogo. Così per centinaia di anni debbono averlo visto le suore del Corpus Domini, prima di scomparire per sempre dietro la sua porta. Così deve averlo visto Lucrezia, che riposa lì, assieme ad Alfonso.
        L' angolo di Casa Romei: la lapide che ricorda dell'assassinio di Ercole Strozzi per mano ignota, la notte del 5giugno 1508. Il Palazzo di Renata di Francia e dietro, appena restaurato, il Parco Pareschi. Cancello aperto, luci accese dal basso che illuminano gli alberi, i muri ridipinti di chiaro, nessuno: un'altra scenografia diversa, quasi arcadica. Questa città è davvero magnifica e imprevedibile. Mi viene in mente che ho girato qui uno spot elettorale: in bicicletta, senza parole.
        Corso Giovecca, angolo Montebello: mi avvicino ormai a casa. Gli sbarramenti dei vigili verso il centro: pedoni che circondano i primi gruppi di artisti. Fisarmoniche e chitarre.
        Incontro un amico giornalista. Gli dico della mia passeggiata e delle atmosfere di una città davvero unica. Insiste perché scriva qualcosa.

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