Gentile Signor Ministro dell’Interno, Anna Maria
Cancellieri,
La disturbo in qualità di sindaco
della città di Ferrara nel momento della morte di Federico Aldrovandi.
È ben vero, come Lei ha
autorevolmente richiamato, che la Polizia di Stato svolge funzioni meritorie di
difesa dell’ordine pubblico e di prevenzione e repressione della criminalità
con abnegazione verso lo Stato e i cittadini. È altrettanto vero che per
lungo tempo La Polizia di Stato, a partire dai suoi vertici nazionali e dalle
sue organizzazioni sindacali fino alla massima autorità locale di pubblica
sicurezza, si è erta a difesa acritica degli agenti coinvolti nella morte di
Federico Aldrovandi, fino a commettere omissioni gravi e “deformare”
ripetutamente la verità (almeno dal settembre 2005 fino al rinvio a giudizio
dell’estate 2006). E questo ritengo sia un comportamento inaccettabile per un
corpo leale dello Stato.
In molte occasioni, anche
recenti, sia alcuni agenti direttamente coinvolti, sia alcuni ambienti della
polizia hanno pesantemente oltraggiato la memoria di Federico e la famiglia
Aldrovandi che, La prego di credere, ha sempre voluto e saputo distinguere tra
le responsabilità individuali e le funzioni e la onorabilità della Polizia di
Stato. Anche in questo caso si tratta di un comportamento al di sotto dei
limiti della decenza da cui la Polizia dovrebbe prendere pubblicamente e con
nettezza le distanze. Cosa non ancora accaduta.
Se avrà la possibilità e il tempo
di ricostruire il clima che si è determinato a Ferrara attorno alla vicenda Le
suggerisco il film-documento di Filippo Vendemmiati “È stato morto un ragazzo”
e il capitolo del mio libro dal titolo “La triste storia di Federico” che
volentieri Le invio.
Con molta stima, Gaetano
Sateriale