lunedì 27 febbraio 2012

Comune aperto

9. "Grazie del cortese invito".

" Signore e signori, se siete pronti cominciamo la visita alle sale del Palazzo Municipale. Quelle sale e soprattutto quelle stanze che di solito restano chiuse al pubblico perche' ospitano gli uffici del Sindaco: la Segreteria e il Gabinetto del Sindaco. Se mi seguite e mi state vicino vi assicuro che la visita durera' non piu' di mezz'ora. In modo da lasciare lo spazio e il tempo agli altri gruppi."
La signora che fa da guida e' gentile ma spiccia. E' al suo terzo gruppo di 30 persone che visitano questa domenica il Palazzo del Comune. Ne avra', con i suoi colleghi fino alle 13. Ritardatari esclusi. Tra una cosa e l'altra alla fine ci saranno circa 800 persone che si sono messe in fila per la giornata "Comune aperto". Pioviggina e nessuno sta volentieri in coda fuori nell'umido autunno della citta'. Quelli in attesa sono stati sistemati lungo la scala coperta e nella prima sala di accesso agli uffici.
"Lo scalone di marmo bianco che avete appena salito e' stato edificato alla meta' del 400 dall'architetto Benvenuti. Quando la famiglia Este decise di risistemare il proprio Palazzo e la propria residenza, abbattendo vecchie strutture e collegando fra loro diversi fabbricati esistenti, fino a comprendere tutto il Castello che all'epoca si chiamava "Castel nuovo". Siamo infatti in quello che un tempo era il palazzo Ducale della citta'. E piu' precisamente nelle sale di rappresentanza, dove i Duchi ricevevano gli ambasciatori e gli oratori (si chiamavano cosi') delle altre signorie italiane e degli stati stranieri che inviavano qui loro rappresentanti, come il re di Francia, ad esempio.
Come avete visto, lo scalone e' coperto da una volta e addossato alla parete est del Palazzo, come si usava allora. E' diviso in due rampe e un pianerottolo centrale sormontato da una cupola. Sui capitelli e i basamenti delle colonne in marmo bianco potete vedere scolpite le imprese dei duchi: il diamante, che era il segno di Ercole e la granata svampante. Per vostra documentazione sappiate che uno studioso spagnolo ritiene che la parte bassa dello scalone rappresenti la terra con le sue fatiche (o l'inferno), il pianerottolo con la cupola il cielo (o il purgatorio), la seconda rampa invece conduce all'iperuranio, dove viveva la corte.
Per quello stesso scalone, il 2 febbraio del 1502 saliva, all'eta' di 23 anni, Lucrezia Borgia, figlia del Papa Alessandro VI e sorella del Valentino. Dopo un mese di viaggio da Roma giungeva in citta' per sposare in terze nozze Alfonso, figlio del Duca Ercole. Lucrezia visse nella nostra citta' fino alla morte per parto nel 1519. Ora e' sepolta nel convento del Corpus Domini (di cui raccomando la visita), assieme ad altri personaggi di casa Este."
Il gruppo comincia a muoversi sulla sinistra, andando dietro alla guida. Ai volumi alti e vuoti del primo salone fa seguito la sala del Consiglio comunale, arredata in stile anni 50, con banconi di legno, linoleum al pavimento, moquette rossa, una scalinata con seggiole verdi in finta pelle per il pubblico e una scultura di ceramica con lo stemma del Comune sopra i banchi della Giunta.
"Questa e' la sala del Consiglio comunale. Qui vengono votate le delibere piu' importanti che riguardano la citta'. Sui banchi davanti a voi (le due file piu' basse) siedono Sindaco e Assessori. Nella fila piu' in alto il Presidente del Consiglio e i suoi collaboratori. Sulle poltrone e i banchi alle pareti i Consiglieri Comunali nel numero di 40. La sala, che non ha particolare pregio architettonico, divide in due sezioni orizzontali la navata di quella che un tempo era la cappella ducale (cioè la chiesa di famiglia) e che ora e' una sala pubblica per spettacoli, con accesso da Piazza Municipale, che allora era il cortile interno del Palazzo ducale.
Per questa porta, invece, se mi seguite, passiamo in una sala, detta sala degli arazzi, di particolare importanza perche' arredata con due magnifici arazzi del 500, come potete vedere, e con un bellissimo armadio del 400. Il tavolo di marmo dipinto, raffigurante la mappa della citta' e del suo territorio limitrofo, e' invece dell'800, realizzato da artigiani locali. In questa sala per molti anni si tenevano le riunioni di Giunta. Ora e' adibita ai matrimoni. Chi si sposa civilmente puo' contare su questa cornice di grande prestigio. Dalle finestre potete notare i resti del giardino del Palazzo. Questo spazio che oggi chiamiamo "Giardino delle Duchesse" e' stato riacquistato dal nostro Comune che lo rendera' nuovamente agibile dopo molti decenni di chiusura e abbandono. La sala successiva e' invece adibita a riunioni di lavoro ed e' arredata in modo completamente moderno, come vedete. Di qui torniamo nel salone grande di ricevimento di cui potete notare il recente restauro degli stemmi e degli affreschi ornamentali nella parte alta delle pareti. Alle spalle del tavolo dei commessi vedete che vi e' una finestra, ultima traccia del vecchio cortile interno. Ora attraversiamo questo corridoio, probabilmente di origine piu' tarda, in cui sono esposti alcuni ritratti a olio, di pregevole fattura locale, di vecchi Confalonieri e Sindaci del passato. Anche in questa sala di passaggio, costruita nel 900, che oggi costituisce la sala "dell'Albo pretorio", dove cioe' vengono esposti gli atti ufficiali del Comune che i cittadini possono consultare, potete vedere le tracce di una antica bifora che ci fa capire che il palazzo anticamente finiva a questa altezza. Non vi stupisca l'alternanza degli stili e delle epoche, perche' in questo luogo da circa 800 anni, ininterrottamente, si esercita il governo della citta', in tutte le sue forme: comune, signoria, legazione pontificia, poi ancora Comune: con i confalonieri del popolo prima, i sindaci poi, i podesta' della citta' nel ventennio fascista e poi ancora i sindaci. Fino ai nostri giorni. La sala che visitiamo adesso, che e' l'ufficio del Vice Sindaco, come potete vedere e' in perfetto e intatto stile ventennio: legno alle pareti, mobili disegnati appositamente per l'ambiente e incassati nella boiserie. I quadri sono invece posteriori."
La guida non perde colpi. Sa che non puo' attardarsi senza creare problemi agli altri gruppi. Espone le informazioni essenziali, come era stato convenuto con i colleghi e man mano che vede avanzare nella visita il gruppo che precede muove i suoi.
"Da queste finestre potete vedere il Castello estense. Dapprima fortezza della citta' sul lato Nord, da dove potevano arrivare gli attacchi dei veneziani, poi trasformato in residenza, alla fine del '400 dopo essere stato ingentilito dall'architetto Bartolino da Novara, con quei fregi marmorei che potete vedere attorno alle torri e i balconcini di marmo del secondo piano. Anche le torri sono state alzate per dare piu' snellezza all'insieme. Tra il Palazzo dove siamo noi e il Castello corre la cosiddetta Via Coperta, una costruzione che al piano inferiore aveva funzione di corridoio coperto di passaggio tra il castello e il palazzo, mentre al piano nobile, in corrispondenza del balcone di marmo che vedete, avevano sede nientemeno che gli appartamenti del Duca Alfonso primo, il vincitore della battaglia della Polesella. Alfonso era noto per il suo interesse per la fabbricazione dei Cannoni (tanto che nel famoso ritratto di Tiziano Alfonso e' dipinto con un braccio appoggiato a un cannone) e per la sua bizzarria. Narrano i cronisti dell'epoca, infatti, che Alfonso fu sorpreso una notte, dai suoi cittadini, mentre se ne andava camminando per la citta' completamente nudo. Ma allora, evidentemente, erano cose permesse, almeno ai duchi..."
La gente sorride. Qualcuno commenta a mezza voce. La signora riprende.
"Alfonso, il marito di Lucrezia e' altrimenti noto per aver dato vita ad una delle prime collezioni d'arte del Rinascimento. I famosi "camerini di alabastro" che contenevano i marmi di soggetto neoclassico scolpiti a bassorilievi dai Lombardo e i camerini con le opere di Tiziano, Bellini e Dosso Dossi. I camerini del Duca stavano appunto al secondo piano della via coperta. Nell'area del palazzo prospicente la piazza. Lucrezia, con la sua corte, abitava invece nella torre marchesana, che sembra essere quella di fronte a voi, che adesso chiamiamo torre dell'orologio. Vi chiederete come mai Alfonso, con tanto spazio, abitasse proprio in questo luogo di passaggio. Ebbene, come vi ho detto, era un tipo bizzarro che preferiva stare vicino al suo popolo. Sotto le sue finestre, infatti, si teneva il mercato cittadino."
Ancora qualche commento dei visitatori. La guida ne approfitta per lasciare l'ufficio e avviarsi verso uno dei punti piu' importanti del percorso e vera strozzatura della visita guidata.
"Ora dovrete avere un po' di pazienza. Ma vedrete che ne valeva la pena. Nel prossimo ambiente si puo' entrare solo a gruppi di massimo 6 persone per volta. Conviene allora che ci dividiamo un momento e poi ci ritroviamo qui, prima di iniziare l'ultima parte della visita. Io vado avanti e vi aspetto, a turno, nello "Stanzino delle duchesse". I primi 6 possono seguirmi."
Il gruppo si divide e i primi 6 visitatori entrano con precauzione nello "Stanzino delle duchesse". La guida riprende.
" Il nome stanzino delle duchesse e' ovviamente recente. Si tratta con ogni probabilita' di un vestibolo o di un piccolo boudoir, o di una saletta di lettura. Perche', sapete, scaldarsi nei grandi saloni era un problema serio e difficile da risolvere, perché i camini fanno caldo solo davanti. Mentre qui bastava un bracere per tenersi al caldo nei freddi e umidi inverni locali."
I visitatori si guardano intorno e commentano ammirati.
" Come vedete si tratta di un piccolo locale 3 metri per 2.50, con pareti di legno interamente dipinte e stuccate nella meta' del 500 da artisti della bottega del Bastianino. I riquadri pittorici sono delimitati da intarsi di finta madreperla, raffigurazioni di fauna locale (pesci e uccelli) e da quelle graziose statuette lignee raffiguranti dei putti. Il soffitto con la rappresentazione del carro del sole e' forse piu' tardo, mentre il pavimento in cotto e' quello originale, dell'epoca. Alle pareti potete ammirare un esempio di pittura ornamentale di corte che, come vedete, si ispira alle grottesche romane, cioe' alle prime scoperte di affreschi antichi che nella Roma del rinascimento si andavano facendo. Ai primi scavatori della "domus aurea" o di qualche villa, quegli ambienti sembravano grotte in cui scendevano e da li', appunto, il nome di grottesche per lo stile ornamentale antico. Quello che si vede anche a Pompei, per intenderci. Nel nostro caso, al contrario di Pompei, il fondo dei dipinti è in foglia d'oro, come potete vedere." Un "ohhh" ammirato di chi avvicina la testa. Il ricordo di Pompei li rasserena, in tanta girandola di date e di stili. La signora li prega di lasciare spazio ai prossimi 6 e di aspettarla nell'atrio. Alla fine la visita riprende.
" Qui entriamo nella serie di uffici del Sindaco che si affacciano sul Corso, di fronte alla Sede arcivescovile. Qui i due poteri da sempre presenti in citta', quello laico e civico e quello religioso, si guardano e si confrontano: vedete dalle finestre le insegne dei Papi, ma loro dalle loro finestre vedono una lapide messa in ricordo del risorgimento, incastonata nel muro del Palazzo municipale, che dice: "la citta', finalmente liberata dal giogo della Chiesa... ecc. ecc."
Alcune persone sorridono, altre commentano che il confronto non e' ancora finito. La guida prosegue il suo discorso.
"Questa stanza le cui pareti sono ricoperte di damasco e' la sala della Giunta o "sala tonda" per via di quell'ampio tavolo rotondo di vetro, ovviamente molto recente. In alto potete vedere affrescati gli stemmi delle principali famiglie storiche della citta', tra cui, come vedete i Bombonati, gli Ariosto e i Garofalo, la famiglia del grande pittore cinquecentesco. I quadri invece, sono olii del pittore ottocentesco Pitto', vedutista, che tratta soggetti veneziani e del suo allievo che invece rappresenta scorci cittadini dell'epoca tra cui si distingue per interesse e qualita' della fattura quella raffigurazione della "Fortezza pontificia", poi divenuta simbolo della occupazione militare austriaca della citta' e rasa al suolo dai nostri concittadini subito dopo la partenza degli austriaci. In quella fortezza furono giustiziati i martiri risorgimentali Succi, Malagutti e Parmeggiani. Proseguiamo verso la stanza successiva."
La signora si muove e fa entrare il gruppo di una trentina di visitatori nel mio ufficio, ripulito di tutte le carte e imbellito con un paio di mazzi di fiori per l'occasione. Io li sto aspettando in piedi dietro il tavolo, accanto alle finestre che danno sul Corso.
"Eccoci finalmente nell'ufficio del Sindaco. Molti di voi si saranno chiesti in che luogo lavora il nostro "primo cittadino" ed eccoci qui. Questo e' il suo ufficio e infatti, come vedete, c'e' proprio anche il sindaco che ci sta aspettando e che ringraziamo per aver consentito questa visita."
Io sorrido, dico che e' un piacere per me e che Il Comune e' la casa di tutti cittadini. Al quarto gruppo che ricevo non mi viene niente di piu' intelligente e originale. Ma so che questa frase fa piacere sentirsela dire. Alcuni mi sorridono perche' mi conoscono di vista. La gran parte sono turisti e mi guardano con un misto di curiosita' e perplessita', come se non si fidassero del tutto.
"Questo bell'ambiente e' il risultato di un restauro recente (voluto dal nostro Sindaco) che ha portato a nuovo splendore il soffitto dipinto dal pittore Tamarozzi nel 1837 (e' stata ritrovata la sua firma in un angolo lassu') che rappresenta un trionfo allegorico del dio Apollo, con foglie, fiori, leoni e cartigli. Nei quattro angoli potete vedere dipinte infatti quattro raffigurazioni statuarie del dio. Dal centro del soffitto pende uno splendido lampadario ottocentesco in bronzo dorato. Alle pareti Nord e Sud notate quattro grandi vedute paesaggistiche dello Zola, un pittore bresciano del '700 che opero' molto nella nostra citta'. Vorrei farvi notare come le vedute boscose e montuose siano teatro di scene bibliche talmente ridotte di dimensioni rispetto allo sfondo da risultare persino difficili da scorgere. Ma se guardate bene potete riconoscere una fuga in egitto nel primo, un san Girolamo penitente, una Maddalena e un battesimo nel Giordano. Notate come tutti e quattro i dipinti si accostano bene alle tinte delle pareti e del soffitto. Sulla parete Ovest spicca un bello specchio settecentesco con cornice in oro zecchino e soprattutto il magnifico camino in marmo databile al '500 e proveniente, sembrerebbe, dagli appartamenti del Palazzo dei Diamanti, una delle dimore patrizie piu' importanti della citta'. Il tavolino davanti al camino, circondato dai divani in velluto color crema, e' un originale del 700 ma acquistato di recente. Il tavolo del Sindaco e' invece un pregevole manufatto di falegnameria del '600. Le sedie sono del '700 e la scrivania dove siede il Sindaco e', come vedete, in stile impero. Sulla parete Est sono stati collocati 4 ritratti di Confalonieri del popolo, scelti personalmente dal Sindaco e facenti parte della collezione che abbiamo gia' visto in corridoio."
La signora non dice (forse non lo sa) che nel '99, appena arrivato, ho fatto sostituire il ritratto di un confaloniere del '700 che era morto 14 giorni dopo l'insediamento. Gia' io mi sentivo debilitato dalla campagna elettorale e quel ritratto (con un volto emaciato che sembrava anticipare l'evento funesto) non mi pareva di buon augurio.
"Infine vorrei farvi notare il bellissimo pavimento in graniglia multicolore a disegni geometrici tondeggianti. Un bellissimo esempio dell'artigianato locale dell'800. Ecco: salutiamo ancora il Signor Sindaco e proseguiamo".
Le teste si sollevano dalla contemplazione del pavimento e gli sguardi si spostano su di me. Io sorrido e mi avvicino alla porta. Molti passano facendo un leggero cenno con gli occhi. Una persona mi si avvicina e mi chiede: " Ma lei come fa ad arrabbiarsi lavorando in un posto cosi' bello?" Torno a sorridere mentre gli stringo la mano: "Non mi arrabbio spesso, infatti..." (o almeno, non rumorosamente, penso fra me). Una coppia anziana mi ringrazia dicendo che non avevano mai avuto modo di vedere quelle stanze in settant'anni. Una persona di un precedente gruppo mi aveva detto di "togliere il televisore e il computer da un ufficio cosi' bello, perche' non ci stanno bene". Un signore si avvicina e mi saluta affettuosamente. Mi accorgo che e' un vecchio amico di mio padre. Lo saluto anche io in maniera particolare. Poi rientro nei ranghi. Uno degli ultimi visitatori mi offre la mano piegandosi leggermente e mi dice: "Grazie signor Sindaco di averci invitato qui da lei". Come se fosse casa mia. Io gli allungo la mia dicendo ancora una volta che il Comune e' il Palazzo dei cittadini e che sono lieto di averli potuti ricevere di persona. La guida mi sorride e procede oltre.
" Nei prossimi saloni con tracce di affreschi ornamentali o stemmi di famiglia hanno sede la segreteria e il Gabinetto del Sindaco. Cioe' l'insieme dei suoi piu' stretti collaboratori: ecco infatti la signora Silvia, la segretaria particolare del Sindaco. Vedete queste splendide sale ancora pavimentate in cotto rinascimentale e che vista magnifica hanno sulla cattedrale del XII secolo, opera di "Nicolao scolptore", come dice la scritta in volgare che e' stata ritrovata sul basamento laterale della costruzione. Nella prossima sala, invece, di costruzione molto piu' tarda, detta "sala dell'Arengo", potrete vedere affreschi di Funi, il pittore degli anni 20/30, che raccontano antiche leggende della citta'. Vedete una rappresentazione di Ercole con la clava, che intende richiamare il Duca Ercole. In quella parete l'Ippogrifo di Ariosto. In quell'altra la triste storia di Ugo e Parisina che, come sapete, furono decapitati quando il Marchese Niccolo' III, marito di Parisina e padre di Ugo, scopri' il loro legame segreto. Un po' come i Paolo e Francesca danteschi, insomma. Nell'ultima parete vedete una rappresentazione stilizzata della citta' di Roma, con il Colosseo e la Piramide Cestia e dei cavalieri che riprendono i volti dei gerarchi dell'epoca. La visita guidata termina qui. Spero di esservi stata utile e vi porgo i miei auguri per una buona domenica."
Qualcuno applaude, molti ringraziano la signora "cosi'gentile e preparata" e la salutano stringendole la mano. Si avviano di nuovo verso lo scalone monumentale per scendere, mentre un nuovo gruppo sta per entrare nel mio ufficio.

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