lunedì 6 febbraio 2012

Capitolo inedito 4

20. Rosso di sera (ferraresitudine)

Ogni anno, negli ultimi giorni di luglio, si tiene nella periferia Sud della città una grande festa popolare: un tempo Festa dell’Unità, oggi del Pd. Si chiama “Rosso di sera”. Ci vanno a cenare, giocare a tombola, ascoltare dibattiti migliaia di persone. Ci sono andato anche io per dieci anni, a rispondere alle domande scritte dai cittadini. Non so chi si è inventato la cosa, ma funziona: dall’inizio della festa vengono collocate negli stand alcune scatole di cartone con scritto “Deposita qui la tua domanda per il Sindaco”. L’ultima sera le urne sono aperte da Stefano, un bravo giornalista di “Telestense” che rovescia le schede sul palco davanti al pubblico, le seleziona, unifica i temi, scarta i doppioni e gli insulti e mi fa le domande in diretta. Niente di particolarmente difficile, niente di preparato in anticipo. Solo un gran caldo sotto il tendone e una sorta di litigio quasi rituale tra il pubblico che vuole intervenire e il giornalista che glielo nega.
Metto qui di seguito il testo quasi stenografico dell’ultimo incontro perché ne viene fuori, nel bene e nel male, uno spaccato della mia esperienza amministrativa e soprattutto della mia città: di come si discute con le persone in carne e ossa, lontano dai teleschermi e dalla Politica con la "p maiuscola" ammesso che esista ancora. Mi scuso anticipatamente per il linguaggio un po’ ruvido, ma il parlare in pubblico ha le sue regole di efficacia. E poi, con la mia gente ormai non ho più niente da perdere (e nemmeno da guadagnare).

Giornalista: buonasera a tutti. Grazie di essere qui ancora una volta tanto numerosi: l’ultima con il sindaco in carica. Di domande ce ne sono moltissime, come vedete. Direi di cominciare subito. Se riesco metto insieme i temi, per evitare ripetizioni. Cominciamo con un argomento caldo, in una serata così fresca… (mormorio nell'aria immobile dello spazio dibattiti) l’ospedale di Cona. Riassumo io almeno una decina di schede: a che punto siamo? Quando aprirà i battenti il nuovo ospedale? Era proprio necessario?
Sindaco: era necessario, sì, sono dieci anni che lo dico! Mica si poteva andare avanti con il vecchio ospedale in cui dal pronto soccorso alle sale operatorie ci sono 300 metri di corridoio dove passa di tutto, compreso i resti delle operazioni chirurgiche. Senza aria condizionata nelle stanze, con le barelle nei corridoi e dove non c'è nemmeno un parcheggio né per il personale né per i visitatori. La città merita un ospedale moderno: e quello di Cona è bello e moderno. Andatelo a vedere se non ci credete! Quando aprirà non sono in grado di dirlo, mi dispiace. Ho già fatto la figura dell’ingenuo troppe volte (per non dire di peggio). Chiedetelo alla Regione e alle ditte che ci lavorano. Mi avevano promesso due turni di lavoro giornalieri: mi hanno fatto litigare persino col sindacato edili su questo punto (perché loro preferiscono incassare lo straordinario piuttosto che non fare i doppi turni a rotazione) e poi non hanno mantenuto le promesse. Non sono interlocutori affidabili! Per fortuna ormai non devo più parlarci.

Giornalista: ecco, approfitto. Ci sono un paio di domande che le chiedono se lascerà la città quando smetterà di fare il sindaco e cosa andrà a fare.
Sindaco: perché dovrei lasciare la città? Vivo qui da quando sono nato! Ancora con questa storia… Cosa farò non dipende da me, spero mi arrivi qualche proposta. Altrimenti mi arrangerò da solo o qui o altrove.
Giornalista: c’è una domanda precisa. Dice: “Sindaco, scenderà anche lei in politica”?
Sindaco: Faccio fatica a capire cosa vuol dire, sinceramente… Mi hanno chiamato per amministrare la città e bene o male l’ho fatto per dieci anni. È stato un onore e un privilegio, ma fare l’amministratore è un mestiere diverso dalla politica (che non mi piace molto e non so fare). Se qualcuno ritiene che possa essere ancora utile a qualcosa lo dica, al momento non lo ha detto nessuno. Vuol dire che farò anche io un po’ di cassa integrazione, ce ne sono tanti…
In platea si sente un mormorio. Uno si lascia andare: “E buuum…”.
Sindaco: Non ci crede? Lo hanno scritto anche i giornali che non avrò incarichi, mi pare.
Signore: Appunto, non ci credo.
Sindaco: Infatti, se me lo raccontassero non ci crederei nemmeno io. Comunque lei è libero di pensare quello che vuole. Io spero che mi arrivi una qualche proposta, mi creda. Appena succede l’avverto…

Il signore tenta di replicare ma il giornalista lo blocca: “Le domande le faccio io, per favore niente dialogo, continuiamo”.
Giornalista: qui c’è una domanda che leggo com’è scritta. “Perché non ha fatto per l’azienda Alcoa quello che ha fatto per la Spal?”
Sindaco: Cos’è uno scherzo? Non c’entra niente la vicenda Alcoa con la Spal. Una è una multinazionale che ha deciso di chiudere tutti gli stabilimenti in Italia. Abbiamo passato mesi in attesa di un compratore: mica la poteva comprare il Comune… Dopo molta incertezza sembra finalmente che ci sia un imprenditore che la vuole rilevare, speriamo bene perché quello dei cerchioni di alluminio per auto è un mercato difficile per una piccola azienda locale. La Spal è stata acquistata da un signore che promette di curare anche il settore giovanile. Cosa c’è di male? Se lei vuol sapere perché l’imprenditore che ha acquisito la Spal viene da Lucca le rispondo subito: perché tutti i nostri imprenditori vanno a fare il tifo la domenica in tribuna ma nessuno è disposto a metterci i soldi necessari per tenere su una squadra, né da soli né in cordata.
Giornalista: Vabbè, ma si dice che il Comune non abbia fatto tutto il possibile per tenere il proprietario di prima che era di Comacchio.
Sindaco: Ma in questa città si parla sempre dopo! Quando c’era la possibilità di chiedergli di restare mi hanno spiegato che i tifosi non avrebbero gradito. Ho fatto diverse riunioni con quelli che se ne intendono di calcio (giornalisti compresi) per capire qual' era la strada migliore e mi hanno detto che era meglio cercare un nuovo proprietario e lasciare che l'imprenditore comacchiese se ne andasse. I suoi colleghi… Se poi vogliamo dare la colpa al Comune anche di questo, faccia pure. Appena me ne andrò, la Spal vincerà sicuramente il campionato…

Giornalista: Andiamo avanti. Qui dice: “Abito a San Martino, perché il Psc ha autorizzato l’espansione edificatoria del mio vicino e non la mia?”
Sindaco: Sinceramente non lo so, non conosco il caso specifico. In termini generali debbo dire però, come abbiamo spiegato decine di volte in Circoscrizione a San Martino, che i diritti edificatori non sono diritti universali. Le concessioni sono dentro un perimetro che si è considerato adatto, non è che quel perimetro si possa estendere all’infinito. Capisco che se uno ha un terreno confinante con un’area di espansione ci resti male, ma noi abbiamo il dovere di delimitare le aree su cui si può costruire. Fare dei segni precisi con la matita sulla carta…
Un signore si alza in piedi e chiede la parola. Il giornalista non gliela vuole dare. Quello urla: “Sono quello che ha scritto la domanda!” Io intervengo: “Sentiamo cosa voleva dire, facciamolo parlare”. Gli viene portato un microfono volante. Il signore mi ripete a voce la domanda che aveva scritto. Io gli do la stessa risposta. Lui si arrabbia: “In tanti anni nessuno mi ha mai spiegato perché non posso costruire e il mio vicino sì”. Io replico che non conosco la sua pratica nei particolari ma che non è possibile a chiunque costruire solo perché ha uno spazio, altrimenti il territorio si consuma. Mi accorgo che non solo non l’ho convinto ma che si sta scaldando sempre più. Cerco di chiudere: “Senta, se viene domani con la sua pratica andiamo insieme all’ufficio urbanistica e cerchiamo di capire le ragioni del rifiuto”. Lui dice che c’è andato un sacco di volte e nessuno gli ha mai risposto. Io replico che non è vero: “Le hanno risposto di no. Non è che non le hanno risposto”. Poi il giornalista, per fortuna, riprende in mano la situazione.

Giornalista: Altra domanda, un po’ pepata: “Perché non siete intervenuti in Via Krasnodar dove non si riesce più a vivere in pace? Perché state dalla parte di Don Bedin invece che con i cittadini?” E un’altra analoga: “Al grattacielo è tornata la sicurezza, perché in Via Bologna ci sono le prostitute per strada?”
Sindaco: Sono domande serie. Però mal poste, se posso permettermi. La verità è che Don Bedin fa un’opera meritoria di assistenza a decine di persone senza un tetto e un posto dove mangiare. È vero che a mezzogiorno e la sera molti extracomunitari si radunano davanti alla parrocchia, ma non è vero che rendano il quartiere di Via Krasnodar meno sicuro. Lo dicono i numeri!
Uno tra il pubblico dice ad alta voce: “Lei però abita in centro…” Io replico che Via Krasnodar, da popolare, è diventata negli anni una zona residenziale con molto verde dove si vive bene. Il signore del pubblico cambia tono e dice che proprio per questo motivo bisognerebbe evitare la presenza degli extracomunitari. Io rispondo che se c’è un problema di sicurezza lui ha ragione ma siccome non c’è, non è immaginabile che si impedisca a delle persone indigenti di andare a mangiare e dormire in una parrocchia. Non lo convinco ma il dialogo è pacato.
Sindaco: Quanto a Via Bologna, se resta come è sempre stato, un grande vialone di ingresso in città, ci sarà degrado. Se lo riqualifichiamo, come stiamo facendo con negozi e spazi sociali, il degrado non ci sarà. Mi ricordo che in un dibattito di qualche anno fa una signora arrabbiata mi ha urlato: “Abbiamo capito, lei vuole trasformare Via Bologna in un boulevard alla francese!” Forse pensava di offendermi, invece aveva proprio indovinato: un viale con i marciapiedi, le aiuole con gli alberi, le ciclabili e se sarà un po’ più stretto di prima e con meno parcheggi, pazienza.
Giornalista: e la prostituzione?
Sindaco: mi pareva di avere già risposto. La prostituzione di strada non si elimina mai del tutto: nemmeno con le retate e con gli arresti. Non date retta alla storia dei “sindaci sceriffi” che è solo propaganda… Se si qualifica e si illumina una strada e la si rende più frequentata e meno di passaggio, le prostitute si sposteranno in una zona più periferica. Ma è difficile che spariscano.

Una signora con un camice bianco addosso alza la mano dalla sala. Il giornalista finge di niente ma lei insiste. Da come è vestita sembra sia una cuoca volontaria delle cucine della festa. Alla fine le portano un microfono. La signora ce l’ha con me perché ha letto sul giornale che abbiamo regalato una bicicletta ai dipendenti comunali e pensa che è una vergogna. Cerco di spiegarle che non abbiamo regalato niente. Abbiamo dotato di bicicletta i dipendenti che si sono impegnati a non venire in ufficio in macchina. La signora insiste che sono persone che non fanno niente dalla mattina alla sera e che la bicicletta se la dovrebbero comprare da soli. Provo a ripeterle che non è loro la bicicletta ma del Comune e che la dovranno restituire (come anche io restituirò la mia) perché è uno strumento di lavoro. Lei fa segno che non ci crede: pochissimi in sala ci credono. Io azzardo: “Signora ma lei lavora qui in una cucina?” Lei mi risponde di sì. “E le pentole per cucinare, porta le sue da casa o gliele danno qui alla Festa?” La signora capisce e risponde che non è proprio la stessa cosa perché almeno lei viene per lavorare e gratis, i dipendenti del Comune invece non fanno niente e si fanno pagare. Mi ha incastrato: la bicicletta era un pretesto per parlar male degli impiegati comunali che è un tema di grande successo. Ma la signora è simpatica.

Il giornalista mi guarda perplesso, come dire: hai visto che non ne viene fuori niente di buono a far parlare il pubblico. Io gli sorrido perché la gente deve pur partecipare, in qualche modo… Si ricomincia.
Giornalista: tre domande dello stesso argomento. “Quando partirà la centrale turbogas?”, “Il nuovo forno inceneritore farà diminuire la tariffa sui rifiuti?”, “Quando apre l’asilo dei veleni?”.
Sindaco: Veramente sono tre argomenti tutti diversi uno dall’altro.
Giornalista: Ho fatto per semplificare… si tratta sempre di ambiente.
Sindaco: Capisco, ma così il tema si incasina, voi dovreste aiutare a capire. Allora: la centrale è alla fase dei test, quindi sta per essere avviata, forse in autunno. La sua tabella di marcia prevede dei limiti quantitativi alle emissioni che non possono essere violati. Se crescono le emissioni un giudice fa fermare la centrale, per intenderci. Dai suoi camini usciranno ossidi di azoto sì, ma non sostanze cancerogene, come si dice in giro. Venderà energia elettrica al petrolchimico e alle nuove aziende che volessero insediarsi nell’area. Non è un fattore di crescita occupazionale, come ho letto, ma di sviluppo del territorio. L’energia elettrica può costare meno e questo favorisce i nuovi investimenti.
Giornalista: Le chiedevano di farla più piccola e più lontana…
Sindaco: Più lontana, magari in campagna? Mentre nel petrolchimico ci sono decine di ettari non utilizzati? Non sono d’accordo. Quanto alla grandezza, non è il Comune che decide la dimensione degli investimenti dell’Eni. A Ravenna e a Mantova sono già entrate in funzione centrali identiche alla nostra. Quanto ai rifiuti, anche qui: si dimentica sempre che noi abbiamo chiuso due vecchi forni tradizionali prima di costruire il termovalorizzatore. Perché non calano le tariffe? Perché nel frattempo abbiamo deciso di chiudere le discariche che inquinano più dei forni. E perché la differenziata che vogliamo espandere, costa. Ma io credo che le tariffe debbano calare: sono d’accordo che dobbiamo chiedere a Hera di abbassarle, senza concedergli di bruciare rifiuti importati da altri territori.
Il giornalista mi guarda sornione perché sa che con Hera c’è in piedi da mesi uno scontro duro: “E come pensa di riuscirci?”.
Sindaco: Sostenendo le nostre ragioni, anche davanti a un giudice se necessario…
Giornalista: L’asilo dei veleni?
Sindaco: L’asilo della zona Est è bellissimo, andatelo a vedere. Certo, oggi non lo costruiremmo più in quel luogo, ma non è vero che c’è pericolo per i bambini. Riassumo per chi non avesse seguito la vicenda. Nella zona Est negli anni ’60 c’era una discarica, una vecchia cava di argilla della fornace usata come discarica legale. Lì dentro probabilmente sono stati versati abusivamente dei rifiuti industriali della Solvay. Negli anni le sostanze sono scese nel terreno e ora si trovano concentrazioni elevate di cloruro di vinile monomero dieci metri sotto i palazzi che sono stati costruiti negli anni ’80. Seguendo la falda acquifera le sostanze cancerogene sono arrivate anche sotto l’area dove è stato costruito l’asilo ma c’è un tappo di 6 metri di argilla che impedisce al gas di risalire…
Giornalista: Se non c’è pericolo perché la Usl vi ha vietato di aprirlo?
Sindaco: Non mi nascondo dietro le parole. La Usl dice che non si può escludere che ci sia un margine di rischio futuro. Ma il rischio zero non esiste! Anche in Regione hanno cercato di spiegarlo ai nostri funzionari della Usl: c’è molto più rischio per i bambini che respirano i gas di scappamento negli asili in città che nel nuovo asilo. E poi, mi lasci dire, la Usl non è un ente terzo che si limita a certificare (sulla base dei dati che gli offriamo noi, tra l’altro): è un ente strumentale della Regione al servizio del territorio, deve dire come se ne esce e non alzare la paletta rossa come stanno facendo. Troppo comodo…
Giornalista: E allora?
Sindaco: Allora mi sono stufato di litigare con i funzionari dell’Usl e con il Direttore che non riesce a farli lavorare nel modo giusto e abbiamo chiesto al Consiglio Superiore di Sanità di fornirci un parere formale sulla vicenda. Ho già dichiarato che se il CSS dice che c’è rischio non apriremo, altrimenti sì. Mi spiace solo che l’asilo starà chiuso almeno per un altro anno.
Giornalista: Si dice anche che qualche dirigente della Usl abita di fronte all’asilo e non vuole avere confusione di bambini e mamme davanti a casa…
Sindaco: questo lo ha detto lei…

Un signore alza il braccio e chiede il microfono. Il giornalista glielo concede. Il signore dice: “E con l’aeroporto come siamo messi?” Lo riconosco: è uno con cui ho litigato già un paio di altre feste anni fa, perché non voleva l’allungamento della pista del piccolo aeroporto turistico che sta proprio qui vicino alla festa.
Sindaco: Siamo fermi perché non ci sono più i finanziamenti che erano stati stanziati. Abbiamo perso troppo tempo e il Ministro Bersani li ha usati per l’aeroporto di Genova. È contento che non si farà niente?
Signore: Sì, sono contento, perché l’aeroporto disturba già adesso, figurarsi…
Sindaco: Un aeroporto dove atterrano solo monoelica sportivi dà fastidio? Comunque, guardi, se ci fossero ancora i soldi, i lavori per il prolungamento della pista io li farei. Ma i soldi non ci sono più e quindi può smettere di preoccuparsi. Fine del discorso...
Il signore si siede felice di averla avuta vinta sul sindaco.

Giornalista: torniamo a noi. Qui chiede se dovremo fare ancora dei blocchi della circolazione contro le micropolveri. Perché pare che non servano a molto.
Sindaco: Io penso che sulle micropolveri si debba fare di più e non di meno. Noi, con il blocco dei giovedì, abbiamo fatto di più di molte altre città. Pensi che Roma e Milano vanno in televisione per aver deciso una domenica a piedi all’anno… penoso. Ma non basta. Bisogna anche lavare le strade e ampliare le zone a traffico limitato, non bastano i giorni di chiusura, perché anno dopo anno, va sempre peggio, specie d’inverno. Per sei mesi viviamo in una camera a gas! Certo, una città da sola non può far nulla… specie se è vicina all'autostrada. Ma se si prendessero provvedimenti coordinati fra tutti i Comuni la situazione cambierebbe. È una questione di salute, non di ambiente: ricordo che i provvedimenti sono obbligatori e non facoltativi!
Giornalista: forse le altre città non hanno le micropolveri.
Sindaco: no, la maggioranza dei Comuni italiani è fuorilegge, solo che non fanno le misurazioni…

Giornalista, sorridendo: le rotatorie invece non sono obbligatorie…
Sindaco: le rotatorie sono utili a evitare le code ai semafori e l’inquinamento che ne deriva; a far rallentare le auto sulle grandi circonvallazioni e ridurre gli incidenti. Io questa ironia proprio non la capisco… si fanno in tutta Europa e qui ci dovremmo tenere i semafori agli incroci delle grandi direttrici di traffico?

Un ragazzo in piedi vuole parlare. Il giornalista si spazientisce. Il ragazzo alza la voce. Io chiedo che gli diano un microfono.
Ragazzo: Vorrei sapere cosa fa il Comune per Alcoa…
Stefano si arrabbia e dice che di Alcoa abbiamo già parlato un’ora fa. Il ragazzo si giustifica: “Un’ora fa io ero a casa mia a cena”. Il giornalista dice che adesso si va avanti con le domande scritte e basta. Io ripeto in breve quello che avevo già detto sull’Alcoa all’inizio ma il ragazzo se ne va brontolando che non fanno parlare la gente.

Giornalista: lavoro… e sgambamento cani.
Lo guardo incredulo.
Giornalista: leggo la scheda per intero. “Sono una ragazza che lavora a Bologna. La mia città mi piace molto…”
Sindaco: questo mi fa piacere…
Giornalista: “e vorrei poter lavorare qui. Ma perché non ci sono aree per lo sgambamento dei cani?”
Sindaco: come, non ci sono aree per sgambamento dei cani… ci sono dieci chilometri di sottomura a prato, per non dire dei parchi cittadini e del grande Parco Urbano…
Uno dal pubblico urla: “Che se li tengano in casa i cani!”
Sindaco: no, devono poter sgambare e però non dare fastidio a chi passeggia… adesso ci mettiamo a discriminare i cani che corrono liberamente? Poi magari i bambini perché fanno rumore?
Giornalista: e il lavoro?
Sindaco: noi non abbiamo strumenti per creare posti di lavoro. Cerchiamo di spendere bene i soldi che amministriamo, ma non possiamo compensare noi la crisi… però lasciatemi dire che il lavoro non può essere per tutti sotto casa. E non c’è niente di male ad andare a lavorare a Bologna se si trova un buon lavoro, i nostri nonni andavano in Belgio… si tratta di mezz'ora di treno! ho lavorato a Bologna per qualche anno, ma mica mi sentivo all'estero.
In platea qualcuno mugugna. Uno si alza, dice che è una vergogna che un sindaco dica certe cose. Io lo invito a sedersi e discutere: stiamo solo ragionando insieme... Ma lui se ne va bofonchiando e scuotendo la testa. Io ci resto male.

Giornalista: proviamo ad accelerare?
Sindaco: volentieri.
Giornalista: tre domande tutte sui vigili… perché non si occupano di sicurezza sulle strade invece che fare le multe per divieto di sosta?
Sindaco: questa domanda non manca mai… Si occupano anche di sicurezza, ma se non facessero le multe per divieto di sosta, noi, voi tutti, parcheggeremmo ovunque, anche in piazza del Duomo, come accadeva negli anni 60. Non si può far conto sull’autodisciplina di chi sta al volante. Mi dispiace ma è così.
Giornalista: due domande contraddittorie. Perché i ciclisti fanno quello che vogliono? E l’altra: perché non fate di più per la bicicletta? Due umanità locali contrapposte.
Sindaco: magari fossero due umanità! Sono le stesse persone (anche io) che vanno in bicicletta senza fanale e da autisti inveiscono contro i ciclisti. Lei ha il fanale?
Giornalista: io non vado in bicicletta, e lei?
Sindaco: certo, ho il fanale ma non lo uso mai… e vado sui marciapiedi e contro mano, come tutti. Detto questo, cosa vuol dire fare di più per la bicicletta? Abbiamo 100 chilometri di piste ciclabili! Io penso sia un record nazionale…
Giornalista: quindi lei non farà come a Reggio Emilia, dove hanno consentito alle biciclette di andare in senso vietato?
Sindaco: a Reggio Emilia non hanno 2,6 biciclette per abitante. Io penso, con rispetto per quella città, che abbiano fatto un errore: da noi sarebbe una vera scemenza. E poi contro mano i ferraresi ci vanno già anche se è vietato. Figurarsi se l'autorizziamo...
Giornalista: qui uno chiede perché lei non fa di più contro la zanzara tigre, ma questa gliela condono. Invece: “Perché gli anziani debbono aspettare tanto i servizi dell’Usl?”
Sindaco: quali servizi, così non capisco: abbiamo l’assistenza domiciliare, la telemedicina e persino la telecompagnia…
Giornalista: qui allude ai servizi dentistici.
Sindaco: il nuovo ambulatorio dentistico della Usl è per tutti, non è per anziani, ma anche per loro... Sono poche le città che ne hanno uno così! Me lo lasci dire che ci sono andato, per un'emergenza...
Giornalista: qui dice che ci vorrebbero più cassonetti per il vetro e la plastica.
Sindaco: sono d’accordo. Dovete insistere con Hera perché li mettano.
Un signore del pubblico chiede di parlare: “Perché avete autorizzato un nuovo forno inceneritore?"
Sindaco: si chiama termovalorizzatore.
Signore: lo chiami come vuole, io lo chiamo forno inceneritore...
Io mi innervosisco. È uno che conosco: ha un negozio di giocattoli raffinati in centro. Sono sicuro che se andassi a chiedergli una trottola cercando un giroscopio mi spiegherebbe la differenza che c'è per un'ora. Gli ripeto che ne abbiamo chiusi due e aperto uno più moderno e vincolato. Forse anche lui mezz'ora fa era a cena...
Un signore molto anziano in prima fila mi vede un po' corrucciato e mi urla senza microfono: "Sindaco, ma perché non sei un po’ più contento? Perché non sorridi più spesso quando giri per la strada?"
Io resto spiazzato. Me la cavo con una facezia: “Ha ragione, sarebbe bello lavorare col sorriso sulle labbra, ma proprio non mi viene. Magari la gente direbbe: Ma cos’ha da ridere quello…

Stefano dice che ci sono ancora molte domande cui rispondere. Sono le 23.30 e io sono sudato fradicio. Se chiudiamo qui, prometto di rispondere per iscritto sul sito del Comune a ogni domanda. Lui accetta, rimette tutte le schede rimanenti in una scatola e me la consegna. Mi alzo. Gli amici e i colleghi presenti vengono a salutarmi. È forse il mio ultimo dibattito da sindaco. Il giornalista mi dà un fascio di schede e mi dice: “Tieni, sono complimenti che ti fanno, non potevo leggerle al microfono”. Io le scorro in fretta e dico: “Sono quasi tutte di persone che non vivono in città…” Ridiamo insieme, mentre scendiamo dal palco.

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