domenica 27 maggio 2012

Ad perpetuam rei memoriam: cose da nulla... (2)

Mente Locale, Bompiani, pgg. 110-112

... Ho avuto con Beppe Grillo uno dei colloqui più sgradevoli della mia carriera: per fortuna solo telefonico. Credo sia stata colpa mia. Pensavo di parlare con il simpatico istrione che mi diverto a vedere nei suoi spettacoli e invece mi sono trovato di fronte un politicante che cercava di imbrogliarmi.
In breve. Grillo doveva passare in città per uno dei suoi spettacoli. Mi è arrivato per posta un invito a partecipare e i giornali ne hanno dato notizia. Ho fatto ringraziare dalla mia segretaria e mi sono scusato di non poter andare allo spettacolo. Ho in- vitato Grillo, se voleva, a prendere un caffè in Comune, come faccio spesso con gli ospiti di un certo riguardo. Dalla sua organizzazione hanno risposto che non avevano mandato nessun invito al sindaco e che avrebbero avvertito Grillo dell’idea del caffè. Lo spettacolo c’è stato, con il solito successo. Il mio ufficio stampa mi ha informato che Grillo ha fatto una battuta contro di me all’inizio e poi lo spettacolo ha seguito il suo copione. La battuta è stata: “Hanno preso il capo di Cosa Nostra, ma non siamo riusciti ancora a catturare il latitante numero due: il vostro sindaco! Vedrete che prima o poi lo acchiapperemo!” Non era una battuta leggera, ma in bocca a un comico poteva anche far ridere.
Al telefono sono stato cortese con una persona che immaginavo fosse in privato divertente come in pubblico. Lui mi ha risposto con una voce niente affatto simpatica che se l’invito a prendere un caffè in Comune era per fargli cambiare opinione era meglio non vedersi. È seguita una conversazione piena di equivoci. Io non sapevo di quali opinioni stesse parlando, Grillo mi spiegava quanto fossero dannose le micropolveri e in particolare le nanoparticelle di metallo, come sostenevano scienziati di fama internazionale che collaboravano con lui. Io non capivo perché mi dicesse con astio quelle cose, visto che stavamo costruendo una centrale elettrica a metano che produce ossidi di azoto in quantità forse preoccupanti, ma non particelle metalliche. Lui mi trattava come uno che vuole nascondere le cose, io replicavo dicendo che tutti i documenti tecnici erano pubblici e che le polveri sottili sarebbero calate. Poi ha fatto una proposta come se fosse una concessione: se volevo un colloquio con lui avrei potuto invitarlo a parlare in un Consiglio comunale straordinario aperto ai cittadini. A questo punto, svelato il trucco, ho risposto che in consiglio comunale parlano solo coloro che sono eletti dai cittadini: non mi interessava se a Reggio Emilia gli avevano dato la parola in un consiglio comunale straordinario e nemmeno che i suoi consulenti fossero stati ricevuti dalla Regina Elisabetta, come sosteneva. C’erano dei regolamenti ai quali intendevo attenermi e lui avrebbe potuto parlare in qualsiasi altro luogo pubblico della città, e partecipare ai lavori della commissione consigliare sull’ambiente (che sono pubblici) se voleva, ma non parlare davanti al Consiglio riunito.
Grillo accettò la sfida e qualche settimana dopo organizzò un suo spettacolo in Piazza Municipale proprio durante i lavori del consiglio comunale. Si fece montare un microfono sullo Scalone monumentale di marmo e da lì parlò a circa 5000 persone riempiendoci di insulti per non aver voluto ascoltare i suoi famosi scienziati alludendo ancora al latitante che “finalmente era trattenuto dentro” mentre loro stavano liberi in piazza. Al comiziospettacolo partecipò anche il mio ex direttore ge- nerale nella nuova veste di politico ambientalista. Alle elezioni successive la sua lista prese 2500 voti, la nostra 50.000. La democrazia di mandato, con tutti i suoi limiti, da noi convince ancora più della democrazia di piazza, o di palcoscenico.
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